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Teatro Bellini, fino a domenica le repliche di “Questi fantasmi!”

19/1/2018 - Fino a domenica 21 sarŕ possibile assistere, nella suggestiva cornice del Teatro Bellini di Napoli, alla rappresentazione di “Questi fantasmi!”, uno dei capolavori di Eduardo De Filippo, scritto nel 1945 e portato oggi in palcoscenico dalla Elledieffe, la compagnia che prende il nome dal figlio Luca, per la regia di Marco Tullio Giordana con Carolina Rosi e Gianfelice Imparato.

Ancora fino a domenica sarà possibile assistere, nella suggestiva cornice del Teatro Bellini di Napoli, alla rappresentazione di “Questi fantasmi!”, uno dei capolavori di Eduardo De Filippo, scritto nel 1945 e portato oggi in palcoscenico dalla Elledieffe, la compagnia che prende il nome dal figlio Luca, grande attore e regista, attualmente diretta - a circa due anni dalla sua prematura scomparsa - da Carolina Rosi, sua compagna in scena e nella vita.

Nel cast, che unisce diverse generazioni di attori, ci sono Gianfelice Imparato nel ruolo di Pasquale Lojacono, marito pavido e credulone, affiancato per l’appunto dalla Rosi, solenne e austera in quello di Maria, la moglie, e da Nicola Di Pinto, splendido interprete del portiere Raffaele tanto simpatico quanto imbroglione, Massimo De Matteo, nei panni dell’amante Alfredo, che con i suoi soldi può prendersi gioco delle vite degli altri, Giovanni Allocca in quelli di Gastone, cognato di Alfredo, Paola Fulciniti, Gianni Cannavacciuolo, fino ai giovanissimi Federica Altamura, Andrea Cioffi, Viola Forestiero. La scenografia e le luci sono di Gianni Carluccio, i costumi di Francesca Livia Sartori, le musiche di Andrea Farri, per un allestimento firmato da Marco Tullio Giordana, uno dei più rigorosi e autorevoli registi italiani.

Non è facile approcciarsi con l’opera eduardiana, tanto più a Napoli, nemmeno se a cimentarvisi è la compagnia che fino alla sua scomparsa è stata diretta dal figlio Luca. Il pubblico napoletano Eduardo ce l’ha nel sangue, ne conosce, ricorda e riconosce ogni sguardo, ogni movimento, ogni inflessione del suono della voce. Ed ogni sguardo, ogni movimento, ogni inflessione di Eduardo ha, nelle opere che ha portato sulla scena, un significato, palese o recondito, un riferimento, aulico o terreno, un percorso, enigmatico, tra il bene il male, tra il reale e il metafisico.

Imparato avrebbe potuto interpretare Eduardo attraverso un approccio emulativo, avvicinandosi al modello eduardiano tesaurizzando la marcata somiglianza strutturale e la pur notevole capacità mimica, oppure avrebbe potuto discostarsene, tentando una propria visione del personaggio di Pasquale, come, ad esempio, Toni Servillo nel ruolo di Alberto Saporito ne “Le voci di dentro”; Imparato ha scelto invece una terza via, quella della fedeltà all’archetipo restando sé stesso, senza mai cadere nella tentazione dell’imitazione che, per quanto perfetta e supportata da una pressoché simile fisicità, giammai sarebbe stata all’altezza dell’originale. 

A Imparato, alla Rosi e agli altri attori va dunque il merito di far rivivere con grande dignità una delle opere più amate di Eduardo, un’opera che esprime ancora, in un perfetto equilibrio tra tragico e comico, una “sconcertante attualità, che mette in scena l’opportunismo, i sogni ingenui e le meschinità, l’inconcludenza, l’arte di arrangiarsi, la disinvoltura morale della Napoli del dopoguerra come di quella di oggi, senza condannare né assolvere”, come sottolineato dal regista Giordana, che regala al pubblico un finale ancora più moderno, spingendosi laddove Eduardo non era voluto arrivare.

Ven/Sab ore 21.00 - Dom ore 18.00