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GIUSTIZIA. AVVOCATI INSORGONO CONTRO TETTO A PAROLE E PAGINE ATTI

5/6/2023 - Per il Segretario dell'Associazione Nazionale Forense la proposta e' da ritirare perché e' sbagliato pensare di velocizzare i processi in questo modo

"La proposta di regolamento per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti e degli schemi informatici degli atti giudiziari rappresenta il punto più basso di una riforma del processo civile nata sotto una cattiva stella e che peggiora di giorno in giorno sotto gli occhi attoniti degli operatori del diritto". Lo spiega Giampaolo Di Marco, segretario generale dell'Associazione Nazionale Forense, commentando lo schema di decreto ministeriale che è stato diffuso nei giorni scorsi dal ministro della Giustizia.

"L'idea di ridurre i principi di chiarezza e sinteticità ad una sterile fissazione di limiti del numero di pagine e del numero di caratteri per gli scritti difensivi - afferma - denota una grave miopia ed una visione contabile del processo".

In pratica, per un atto di citazione se prima si potevano scrivere 100 pagine oggi si deve stare entro i 50.000 caratteri, spazi inclusi. "Sentiamo l'esigenza di riaffermare, una volta per tutte, che questi importanti principi processuali nulla hanno a che fare con l'imposizione di limiti dimensionali".

"Non può poi sottacersi il fatto - aggiunge Di Marco - che la meccanica previsione di un tetto al volume degli atti di parte, in modo meccanico e senza introdurre differenziazioni che tengano conto della tipologia, del valore e della complessità delle diverse tipologie di controversie non solo tradisce la previsione della norma delle disposizioni attuative del codice di rito che si vorrebbe attuare, ma si traduce in una grave mutilazione del diritto di difesa".

"Sul piano del metodo incalza Di Marco - non si può poi non stigmatizzare la scelta di presentare uno schema di decreto ministeriale all'inizio del mese di giugno, sostenendo che questo ha la massima urgenza, perché dovrà entrare in vigore entro la fine del mese, al fine di dare la necessaria attuazione agli impegni assunti con il Pnrr".

Al riguardo, aggiunge, "sentiamo il bisogno di dire che è insensato affermare che l'adozione di una disciplina secondaria sui criteri di redazione degli atti processuali possa avere una qualche incidenza sugli impegni assunti in sede europea".

Nel contempo "è tragico vedere che una politica incapace di portare avanti l'attuazione degli investimenti del Pnrr - dichiara in conclusione - trova il tempo di dedicarsi a comprimere il diritto dei cittadini ad accedere alla giustizia, cercando anche di contrabbandare ciò come un intervento urgente per l'adempimento degli impegni assunti con il Pnrr".